Quella che segue non pretende essere considerata una poesia ma solo quello che è uscito da una fredda giornata di surf.
Quei cinque secondi.
Un tuffo, un fragore,
un salto nel vuoto che spesso fa male,
il cuore s’impazza soltanto a sentire
quel sibilo forte che sull’onda risale.
Niente più importa, il dado è ormai tratto
ed il primo respiro da lì si è interrotto.
La mano del mare s’innalza e si chiude,
dal pugno ormai chiuso sei pronto a volare.
Quale la via è meglio seguire?
Un attimo solo e il vuoto ti assale;
tra il verde silenzio e il bianco ruggire,
tavola e mente lì vanno a morire.
Nient’altro che un urlo con forza risale,
ed ogni tuo piano nel fondo rimane.
Un viaggio infinito è come affrontare,
ma solo una foto di tutto rimane,
una grande emozione che il cuore si tiene
per quello che basta a farti gioire.
Quei cinqe secondi di strana follia
diventano anni di pura energia.
Andrea, 5 Dicembre 2005
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